sabato 23 febbraio 2013

Consigli di Viaggio: 3 Giorni ad Amsterdam.

Non potevano mancare i Consigli per una delle città più visitate in Europa (e non solo!).
Ecco i consigli di Edoardo Massimo Del Mastro, alla ricerca anche della Storia e della Bellezza Culturale di una città che può dare molto di più di quello che uno si aspetta.

1° GIORNO

Almeno che voi non abbiate preso un aereo diretto per Amsterdam, nella maggior parte delle ipotesi, arriverete all'aeroporto di Eindhoven. Come tutte le tratte low cost, una navetta vi porterà comodamente alla meta. (Ricordatevi sempre di fare subito il biglietto di ANDATA e RITORNO per usufruire di un piccolo sconto sulla tariffa).
Il primo giorno ad Amsterdam si concentra sulla Visita della Città in generale. Partendo dal cuore, ossia da Piazza Dam, fate un giro per lungo e per largo di questa grande piazza. Qui potete ammirare il monumento principale della città, il Palazzo Reale (Koninjlijk Paleis) e la Nieuwe Kerk (la chiesa nuova in italiano). Noterete anche il Museo di Madame Tussauds ma non è ancora il momento di visitarlo.
Da piazza Dam, muovetevi verso Muntplein, prima di arrivare a destinazione, noterete vie commerciali. Il mio consiglio è di non acquistare molto nelle bancarelle situate al centro della città perché possono risultare deludenti e con prezzi molto alti. Arrivati a Muntplein visitate la Torre dell'Orologio e il Mercato dei Fiori.
Il mio consiglio per il pranzo è di mangiare qualcosa in un Fast Food, visto che la città ne è piena.
Per quanto riguarda la sera ad Amsterdam, inutile dare consigli. La città olandese è famosa in tutto il mondo per i suoi molteplici svaghi, dai Coffee-Shop che per chi ha vissuto sulla luna fino ad oggi, sono i locali autorizzati dallo stato dei Paesi Bassi per vendere (al consumo) droghe leggere. Questi locali si trovano ovunque in giro per Amsterdam, ognuno diverso dall'altro. E per quanto riguarda lo svago, Amsterdam è famosa anche per la sua Red Light District, ovvero, la Zona a luci rosse, dove troverete simpatiche signorine in "mostra" davanti agli occhi dei turisti, seminude. 
Quello che non manca ad Amsterdam, è sicuramente il modo per "divertirsi". Unica raccomandazione che posso dare è di girare con cautela la sera (soprattutto la Notte e soprattutto nelle Vie piccole e poco trafficate). Mi raccomando.

2 GIORNO

Il bello di Amsterdam è che potete concedervi il lusso di non svegliarvi all'alba, ma di rimanere a dormire qualche oretta di più, senza esagerare. :)
Il secondo giorno parte dal quartiere degli artisti, il Jordaan, situato a Nord-Ovest della città. Da qui proseguite in direzione di uno dei posti più visitati di Amsterdam, ovvero la casa di Anna Frank. Se avete pazienza e se siete fortunati, riuscirete a visitare l'interno della casa. Dico così perché c'è sempre una fila chilometrica all'entrata. Qui potrete vedere dove si è nascosta per circa 2 anni la giovane ebrea tedesca Anna Frank e la sua famiglia durante l'occupazione Nazista dei Paesi Bassi. Il "museo" di per sé può risultare un po' "scarso" di materiali, ma è comunque interessante.
Da qui, ci spostiamo a mio parere, nel luogo più bello di Amsterdam: il Museo di Van Gogh (indirizzo Paulus Potterstraat, 7). 
In questo museo è raccolta la più grande collezione di opere del pittore olandese. La collezione comprende opere che documentano le varie fasi della vita di Van Gogh. Tra le opere in possesso di questo Museo troviamo "i mangiatori di patate", la "Camera di Vincent ad Arles" e uno dei tre "Girasoli".

3 GIORNO

Sveglia e ancora Musei.
Raccomandiamo, per il terzo giorno, la visita ad almeno 2 di questi 3 musei:
- Stedelijk Museum: Museo di Arte Moderna e Contemporanea (vicino al Museo di Van Gogh)
- Rembrandthuis Museum (casa di rembrandt): La Casa Museo del celebre pittore Rembrandt, dove visse ed insegnò, oggi è un piccolo museo che ospita alcune delle sue opere.
-Madame Tussaud Amsterdam, situato in Piazza Dam. E' uno dei più famosi musei delle Cere del Mondo.

Se posso dare un personale consiglio per questi 3 giorni ad Amsterdam, spendetene uno per visitare UTRECHT (magari il secondo giorno. E modificate il vostro primo e terzo giorno in base alle vostre esigenze\preferenze). Consiglio di visitare questa piccola cittadina a chiunque vada ad Amsterdam perché oltre alla minima distanza (Utrecht è raggiungibile da Amsterdam tramite treno in meno di 30 minuti. Il treno in stazione centrale passa spesso e costa circa 14 euro andata e ritorno.) Fate un giro completo della città e salite in cima alla Torre del Duomo (fantastico), percorrete in bicicletta il canale Oudegracht, innamoratevi del castello Stadskasteel Oudaen. Vale veramente la pena trascorrere almeno un giorno qui.

Spero di esservi stato utile,
Buon Viaggio da 
Edoardo Massimo Del Mastro

giovedì 21 febbraio 2013

Consigli di Viaggio: 3 Giorni a Londra! Cosa vedere Principalmente.

Itinerario per Visitare LONDRA in soli 3 Giorni!
Prendete spunto o seguite nel dettaglio, i consigli dati da Edoardo per visitare la Capitale Inglese in soli 3 giorni.

Nella maggior parte dei casi, arriverete in mattinata all'aeroporto di Stansted.
Prendete subito il biglietto per l'autobus andata+ritorno per risparmiare tempo e denaro, cercando di arrivare a Victoria Station. Da qui, recatevi nell'ufficio del turismo collocato al centro della stazione e comprate l'abbonamento Metro giornaliero, sempre per un discorso di risparmi tempo\denaro. In questo ufficio, procuratevi anche una mappa della città e della Metro.

1 GIORNO

Dopo esservi sistemati in Hotel, o aver almeno lasciato la valigia, inizia il vostro giro turistico in una delle città più belle d'Europa.
La prima tappa è la Tower of London e Tower Bridge (fermata metro Tower Hill). Magnifica zona da visitare sia di giorno che di notte.
Dopo una piccola pausa pranzo, prendete di nuovo la metropolitana e scendete a St. James’s Park. Da qui, recatevi alla fantastica Westminster Abbey. L'abbazia è aperta ai turisti tutti i giorni dalle 9.30 in poi, mentre la domenica è aperta solo di mattina per la messa.
Da li, recatevi a piedi verso il simbolo principale di Londra: il Big Ben.
Dandovi uno sguardo intorno, noterete sicuramente un'altra delle principali attrazioni di Londra; Attraversate il Westminster Bridge fino ad arrivare alla gigantesca ruota panoramica, London Eye. Per godervi a pieno la vista della città, dall'alto, vale la pena fare un giro su questa fantastica attrazione. (Capita spesso, in giro per la città, di trovare offerte per i turisti che includono il biglietto per London Eye + il biglietto per l'entrata al Museo di Madame Tussaud. Comprateli entrambi, risparmierete soldi e tempo per fare la fila).
Come primo giorno, potete ritenervi più che soddisfatti. Una bella cena e di corsa in Hotel.

2 GIORNO

Il secondo giorno la sveglia suona molto presto. In programma per oggi ci sono le Strade Famose di Londra. Organizzatevi le tappe in base al vostro Hotel. Le principali strade che vogliamo consigliarvi per questo secondo giorno sono le seguenti:
-Oxford Street: è la via commerciale di Londra. Famosa per i suoi negozi, di ogni tipo e di ogni marca! Sicuramente troverete quello che cercate. (Enormemente consigliata da visitare nel periodo Natalizio tra luci e addobbi: Fantastica!)
-Regent Street: che voi abbiate dai 2 ai 100 anni, non importa. Questa via di Londra ospita il famoso Hamleys, uno tra i negozi di giocattoli più grande del Mondo. (ubicato a circa 100 metri a sud di Oxford Circus.. Impossibile non vederlo!) Vale veramente la pena andarlo a vedere.
-Carnaby Street. Fino a qualche tempo fa era la meta più ambita dai sostenitori dello stile Mod. Ci sono ancora piccoli negozi d'abbigliamento indipendenti dove comprare "l'essenza" dello stile Inglese.
-Camden Town è ancora la via più trasgressiva e una delle più trafficate di Londra. L'area è popolata principalmente da giovani studenti e consiglio vivamente di visitarla solamente nelle ore di sole. Quello che caratterizza Camden è il grande mercato, dove troverete qualsiasi tipo di stranezza!
Includete in questa vostra giornata anche ad una visita a qualche parco di Londra. Visto che ce ne sono tantissimi, per questa vostra "prima volta" a Londra, vi consigliamo di visitare quello di Hyde Park.
In serata, se vi è rimasta qualche energia, consigliamo una cena tipica inglese ed una bella birra ghiacciata in un tipico Pub.

3 GIORNO

Anche oggi, visto che è il vostro ultimo giorno di "vacanza", vi consigliamo di posizionare la sveglia alle prime ore del mattino.
Il mio consiglio per oggi è quello di visitare per primo il Museo di Madame Tussaud (biglietti che spero abbiate già comprato in precedenza insieme a quello di London Eye).
Cercate di visitare tutto il museo con un passo leggermente superiore alla media per arrivare alle 11:00 a Buckingham Palace e accaparrarvi un posto in prima fila per il cambio della guardia che si terrà alle 11:30.
Dopo di che una visita d'obbligo ai Musei. Sappiate che la maggior parte dei musei di Londra sono gratis, purtroppo il tempo per vederli tutti non ce l'avete, quindi il mio consiglio è di scegliere, in base ai vostri gusti ed esigenze, uno tra questi tre:
1) Natural History Museum. Questo museo raccoglie milioni di reperti: Fossili Minerali, Animali, esemplare di ogni genere Marino e Terrestre. In più ha un intera sezione dedicata al Sistema Solare e al nostro Pianeta.
2) National Gallery Museum. Offre una quantità notevole di dipinti provenienti da tutto il mondo. Tra i principali artisti ci sono Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Leonardo, Van Gogh, Cèzanne e tanti altri.
3) British Museum. Ospita una vastissima collezione di opere suddivise in sezione geografiche. Ci sono pezzi di storia dall'America del Nord e del Sud, dall'Africa, Asia, Europa, Egitto, ecc..ecc..)
Tutti e tre i musei sono Gratis.
Regolatevi voi con i tempi in base al ritorno.

NOTE DELL'AUTORE: Nel caso abbiate più giorni, vi consiglio di visitare almeno DUE dei musei sopra elencati. Di dedicare più tempo ai monumenti principali della città e di visitare gli altri parchi principali di Londra. In più consiglio un giro sul Tamigi e un giro turistico sui classici bus a 2 piani per vedere velocemente la città e scattare qualche foto in più.

Grazie dell'attenzione e buona permanenza a LONDRA! :)

Edoardo Massimo Del Mastro  

lunedì 4 febbraio 2013

Consigli di Viaggio: 3 Giorni a Parigi! Cosa Vedere, dove Alloggiare.

Il Consiglio di Oggi è stato scritto da Edoardo Massimo Del Mastro. Amante e Accanito frequentatore della Capitale Francese: Parigi.

Partiamo naturalmente dal Volo:
Inutile nascondere quale sia, ad oggi, la compagnia aerea più economica del Web.
Parliamo appunto della RyanAir. (www.ryanair.com).
Naturalmente prenotate con almeno un mesetto di anticipo ed evitate (se potete) ponti e ricorrenze speciali. Se sarete fortunati a catturare il momento giusto, prenoterete il vostro viaggio ad un massimo di 50 euro a persona (bagaglio da imbarco escluso, per 3 giorni non vi serve! Donne mettetevelo in testa! :))
Una volta prenotato il volo ed aver provveduto al check-in online, siete pronti a prenotare il vostro hotel.

Allora i consigli che mi sento di dare per un Hotel a Parigi sono 2:
1) Evitate la Colazione in Hotel se non è inclusa nel prezzo. Spesso e volentieri gli hotel chiedono dai 12 ai 16 euro per una colazione che nella maggior parte dei casi, vi deluderà.
Uscendo in strada, qualsiasi strada, sarete sommersi da ottimi Croissant o Pain au Chocolate a prezzi sicuramente più bassi.
2) Parigi è tra le città nel Mondo a vantare la linea Metro più Grande e Funzionale. A Parigi ci sono fermate della Metro ovunque, e in qualsiasi angolo. Ci sono alcune fermate della Metro che per un soggiorno breve, vi saranno più utili delle altre. Il Mio Consiglio è di prendere un Hotel che abbia vicino le Metro numero: 1 (tra Charles de Gaulle e Hotel de Ville) - numero 12 (tra Pasteur e Concorde) - la numero 8 (tra Ecole Militaire e Madeleine).
Questi posti sono Centrali, Comodi e Funzionali. Visitando il sito Booking.com potrete trovare Hotel interessanti a qualsiasi prezzo\esigenza.
Non lamentatevi dello spazio in camera dell'Hotel. A Parigi ci sono stanze che raramente superano i 15mq ma che comunque, sono comode anche per 2 persone!


Se avete seguito il mio consiglio e avete prenotato un volo Ryanair (il primo possibilmente che atterra a Beauvais intorno alle 9:00 di mattina) arriverete a Porte Maillot dopo aver preso l'autobus dall'aeroporto (costo 32 euro andata+ritorno a persona. il biglietto si prende direttamente all'aeroporto di Beauvais.)
Da li, inizia la vostra permanenza a Parigi. Ricordatevi una cosa importante: Da Porte Maillot c'è la fermata della Metro numero 1, prendete direttamente li i biglietti della metro, munitevi di soldi spicci e comprate il carnet con sconto.

Primo Giorno:

Dopo aver sistemato il vostro bagaglio\bagaglio a mano in Hotel il mio consiglio è dirigervi subito all'Arco di Trionfo e iniziare la vostra camminata da li. Scendete verso gli Champs Elysees fino ad arrivare a Place della Concorde, da li girate verso la Madeleine e prendete l'autobus turistico. In questo modo userete qualche ora del vostro tempo a una visita "generale" di Parigi e vi riposerete dalla stanchezza della sveglia presto, il volo e la camminata. Dopo aver mangiato qualcosa, io suggerisco una tradizionale baguette con prosciutto e formaggio, dirigetevi ad una fermata della metropolitana per arrivare a Pigalle (metro verde, numero 12, direzione Porte de la Chapelle). Visitate il famoso Moulin Rouge e salite in Cima alla fantastica Montmartre. Ammirate la basilica, la fantastica vista che da su Parigi e la piazza degli Artisti dove potrete gustare un buon calice di vino.
Dopo questa faticosa giornata, il mio consiglio è di cenare e rientrare in hotel, mettendo la sveglia ad un orario accettabile:) vi ricordo che siete si in vacanza, ma avete solo tre giorni per la visita di una città molto estesa!

Secondo Giorno:

Per iniziare al meglio la giornata, una buona colazione a base di Pain au Chocolate e Spremuta d'arancio è quello che ci vuole! Cercate di arrivare prima che sorga il sole alla fermata di Trocadèro (metro numero 6 o 9). Usciti dalla fermata della metro Trocadèro, spostatevi sul balcone che troverete subito sulla vostra sinistra. Da li, aspettate l'alba e ammirate il sole sorgere dietro la Torre Eiffel. Un panorama unico, sicuramente tra i più belli di Parigi. Dopo aver visto l'alba, prendete di nuovo la metro e visitate la Torre Eiffel da vicino. Se volete, salite in cima (possibilmente con l'ascensore per risparmiare tempo). Anche se il tempo è poco, vi consiglio di fare un salto a visitare il Louvre, anche se tutte le guide turistiche dedicano ALMENO UN GIORNO alla visita di questo immenso museo, voi gli dedicherete qualche ora. Scegliete le opere più belle, più famose, più importanti, quelle che amate. Lasciatevi incantare da un luogo fantastico nel suo genere (metro 1 o 7, fermata Palais Royal Musee du Louvre). Consiglio per la serata, di nuovo gli Champs Elysees. Con i loro locali, ristoranti, cinema, teatri, riusciranno facilmente ad intrattenervi per la serata.

Terzo Giorno:

Dedicate quest'ultima mezza giornata per visitare le bellissime Isole della Senna. l'Ile de la Citè e l'Ile Saint-Louis, non dimenticandovi del Pont Neuf. Visitate la celebre cattedrale di Notre Dame, augurandovi di non trovare una fila troppo lunga all'entrata. 
Il vostro breve, ma intenso soggiorno a Parigi è giunto al termine, dirigetevi di nuovo all'aeroporto portando con voi dei ricordi fantastici.
Quando tornerete nella capitale Francese, saprete muovervi meglio della prima volta e dedicherete il vostro tempo a visitare nel dettaglio i posti che vi hanno attratto di più, o a visitare dei nuovi.
Esempio, se viaggiate con bambini vi consiglio vivamente di visitare il parco di Disneyland Paris.

Spero di esservi stato d'aiuto.
Buona Parigi :)

"Un anno di Noi" di Arianna Bureca


Sei stato lungo, ma a tratti troppo breve.Sei stato pieno, spesso in maniera esagerata.Sei stato straniero, e poi sempre piu’ familiare.Senza ombra di dubbio sei stato nuovo, diverso, incredibilmente stimolante.Ci sono alcune coincidenze che ti fanno capire di trovarti al posto giusto nel momento giusto. Come ora, che sorvolando Fiumicino ho avuto un dejavu. Esattamente un anno fa, 9 Gennaio 2012, mi trovavo su un volo come questo, che mi avrebbe portato alla stessa destinazione: la capitale inglese, quel punto interrogativo gigante che tanto mi emozionava quanto metteva paura.Incredula guardavo fuori dal finestrino, lasciavo Roma alle spalle per cominciare una nuova vita, in una nuova casa, con una nuova lingua, nuovi amici, nuove abitudini. Non mi avevano mai spaventato i cambiamenti fino a quel giorno. Ma l’Inghilterra, cosi cupa, cosi diversa, cosi lontana dal mio stile di vita, un po mi turbava. Sapevo che non sarebbe stato coraggio se non avessi avuto paura, e cosi, aggrappandomi a quella convinzione che mi faceva sentire forte, guardavo fuori dal finestrino con una finta serenita'. Una serenita' che faceva da vaso di Pandora ad una infinita' di dubbi, domande, perplessita. Un incrocio di emozioni, sentimenti, scariche forti di adrenalina. Coraggio, amore, odio, paura e voglia di volare lontano. Non per trovare se stessi, ma per costruirsi e perfezionarsi. Questi sono I sentimenti che dovrebbero guidare l’uomo affinche la sua sia un vita e non solo un esistenza. Alla fine la vita non sta nel cercare se stessi quanto nel creare se stessi, riscoprendosi ogni volta come nuovi, senza cadere in quel pozzo senza fondo che e’ rappresentato dalla monotonia e l’abitudine.Oggi, guardo fuori dallo stesso finestrino. Ma vedo rotte gia attraversate. Vedo davanti a me non ‘una’ ma ‘la’ casa. Eppure, e’ una cosa diversa, un concetto molto lontano da cio che ero solita chiamare casa e adesso chiamo famiglia.Come cambiano in fretta le cose.Sebbene gli italiani dovrebbero invidiare agli inglesi la distinzione tra House e Home, io non ne vengo piu toccata. I mesi freddi dell’anno scorso, quando non avevo una House a Bethnal Green e vedevo Roma come Home sono ormai passati. Oggi, la mia nuova finestra sul mondo e’ quella della mia casa ad Angel.
E’ incredibile pensare quante cose lascio alle spalle. Lascio un anno difficile, un anno di sfide. Lascio un anno di incomprensioni, un anno di freddo ma anche di scoperta. Lascio un anno di crescita e di conquista. Tutto ciò che sembrava lontano e irraggiungibile e' ora sotto i miei occhi, a portata delle mie mani. E se guardo Avanti vedo una nuova Home, una nuova famiglia fatta di persone che sono entrate nei miei giorni senza volerlo, e che li hanno riempiti di sorrisi e felicita. Vedo un armadio pieno, un giardino da pulire, un salotto pieno di libri, cd, cuscini. Vedo una cucina con il calendario colorato, presine divertenti, magneti sul frigorifero. E poi vedo tappeti, sento musica che esce dallo stereo, percepisco sicurezza. Sento calore, e non solo per I termosifoni accesi.Un tempo prendevo le partenze come tali, sempre in vista di un ritorno (vicino o lontano che fosse) a Roma. Oggi no. Sono cose he succedono, e non c’e’ nulla di piu bello del capire quando il tuo punto di vista sta cambiando. Farlo consapevolmente.Sono cose che succedono, come quando ti alzi un mattino e non lo ami piu. Come quando guardi un programma che viene interrotto per dare una notizia urgente. Come quando da un giorno all’altro viene a mancare una persona che era parte della tua vita. Come quando alzi gli occhi al cielo, vedi quell’aereo che vola leggero, e capisci che e’ arrivato il momento di andartene di nuovo. Di quegli aerei ne ho presi tanti, ma questo e’ diverso. In comune con quello che ho preso esattamente un anno fa ha solo la data sul biglietto e la destinazione.Io, ora, sto tornando a casa. La mia casa.Si dice che il viaggio e' circolare, la gioia della partenza, la gioia del ritorno. Se fino ad un anno fa ero in partenza, ora sono di ritorno. E si, sono felice. Torno a casa dopo un paio di settimane di vacanza a Roma tra i veri affetti che non sara’ la distanza a rovinare. Se e' vero che la distanza rovina tante cose, e' anche vero che riesce a valorizzarne tante altre. Ti fa rendere conto di quanto sia bello avere una famiglia che ti vuole bene alle spalle, e di quanto sia favoloso avere amici che ti tengono nel cuore ovunque tu vada. Questo no, non verra mai intaccato da una lontananza unicamente fisica.E quindi sicura delle mie certezze guardo avanti, allaccio le cinture di sicurezza e mi preparo all’atterraggio.Per me l’anno nuovo non e’ iniziato il primo gennaio, inizia oggi. 


(ndr- visitate il blog di arianna! http://ariannabureca.blogspot.co.uk/ )

venerdì 1 febbraio 2013

"SunDiego Pills: living the California Dream" di Laura Cristaldi

8 gennaio 2013. Aeroporto di Fiumicino. Direzione San Diego, California. Il sunshine State, l’ottava città più grande d’America, dove piove una cinquantina di giorni l’anno (ovviamente noi ne abbiamo già beccati almeno 6 o 7). Con me due bagagli a mano e due valigie da 23 chili. Una arriverà a destinazione. L’altra no. Quella che contiene tutti i vestiti ovviamente. Perché trasloco metà dei miei averi? Perché io in California ci passerò 5 mesi. Mi presento: sono Laura, studentessa all’ultimo anno di Economia e come meta per il mio exchange program ho scelto gli Stati Uniti. É il mio ultimo semestre e ho deciso di fare l’esperienza del college americano, di provare a vivere il sogno americano. 18 ore di viaggio, 12 dirette da Londra Heathrow mi portano qui, a 9 ore di fuso orario da casa pronta per una nuova avventura. Non è la prima volta che parto da sola. Sono una sorta di profuga. La “colpa” è dei miei genitori che mi hanno iniziato a portare in giro per il mondo a quattro anni. A 14 sono partita per la prima volta sa sola. Ho già girato gli Stati Uniti in lungo e largo, California compresa e so quello che mi aspetta. Questo è il mio secondo erasmus e come per tutti quelli che partono una seconda volta la paura e un po’ quella di fare continui confronti, perché io in Olanda due anni fa ci ho lasciato un pezzo di cuore. Ogni viaggio ti lascia qualcosa. Ti fa crescere, imparare, conoscere cose e persone nuove. Ogni viaggio vale le ore di volo, il fuso orario, l’adattamento iniziale, la fatica di crearsi una vita nuova in una nuova città. Chi come me si è trovato a lungo in Paesi esteri sa che non è facile ma se ho deciso di partire di nuovo è perché so già che ne sarà valsa la pena. Sono passati 20 giorni e dopo un periodo di assestamento in cui ho dovuto cercare casa, macchina, mutande e vestiti, iscrivermi ai corsi, comprare i libri, le coperte, fare “LA” spesa sono qui a tirare le somme con voi. San Diego è veramente una città enorme. Come molte città Californiane si estende in larghezza, malgrado i grattaceli della Downtown siano notevoli e rendano lo skyline che si può ammirare dall’isola di Coronado, qui di fronte, incredibile. Ergo: se non hai la macchina sei finito! I mezzi non esistono. Ovvero ci sono ma non sono assolutamente proporzionati alle dimensioni e le esigenze di questa città. Qui girano macchine pazzesche: Camaro, Mustang, Mercedes, enormi pick-up con le ruote alte quanto la mia 500. Anche 500. La nostra macchina non ha nemmeno la chiusura centralizzata ma cammina. Piano ma cammina. E costa poco. Ovunque ci sono palme. Le case non hanno muri, siepi o altro che le protegga dal mondo esterno. Forse è perché sembrano di carta pesta e quindi aprirle non è comunque questo grande problema. O forse perché gli americani sono civili e non entrano a derubare le case degli altri. Sarà perché la proprietà privata è uno dei grandi principi su cui si fonda questo Paese. O forse perché in concreto tutti hanno un’arma in casa e non conviene entrare a farsi un giro in casa d’altri. Tra tutte le opzioni l’ultima è decisamente quella che mi convince di più. Anche noi abbiamo trovato la nostra casetta con il garage, il giardino sul retro e il barbecue. Detto cosi sembra più idillica di quello che è realmente, ma non ci lamentiamo. Gli americani sono un popolo più strano di quello che ricordavo. Mangiano male. Veramente male. Io ormai ho la nausea solo a guardarli ingozzarsi di cibo da fast food. Pieno di salse, di grassi, di zuccheri. Tutto quello che è healty per loro è definito organic. Ieri ho comprato del rosmarino organic. Mi chiedo come sia quello non organic. Tutto ha mille varianti low fat che sono ancora più letali della versione non dietetica probabilmente. Qui poi è la meta del cibo messicano ovviamente e tutto ha lo stesso odore, lo stesso sapore speziato. La carne sembra l’unica cosa veramente buona. Anche se è troppo rosa, troppo bella. Sembra disegnata per un cartone animato. Poi però gli americani si sfondano di palestra. Quella è aperta 24/7 ed è sempre, a qualsiasi ora della notte e del giorno, piena di gente che ci crede. Ci crede davvero. Hanno tutti delle spalle tanto e delle braccia talmente pompate che secondo me non riescono neanche a piegarle. E le sfoggiano in magliette improponibili tagliate sotto l’ascella così se vede “er muscolo”. Le ragazze sono tutte bionde e abbronzate. Almeno quelle in palestra che ci credono forse anche di più. Ma ho scoperto il loro segreto: si fanno una marea di lampade. È si! Qui di tanning center ce ne sono a decine. E si sbancano pure i denti. Qua va molto di moda. Eh care mie, non me la date a bere! Anche perché, ci crediate o no qui a fatto un freddo mai visto e il sole non so dove l’anno preso anche se, loro, il freddo non sembrano sentirlo. (In realtà quasi tutte hanno pure la cellulite come puntualizzerebbe la mia compagna di viaggio! Se mangi strutto tutti i giorni direi che è inevitabile!) Portano mini calzoncini e gli Ugg… Qui sono un’istituzione. Complimenti per lo stile. Questa però è anche la patria dell’individualismo, del multiculturalismo. Guardarsi intorno è uno spettacolo. Mi rendo conto di quanto siamo omologati noi italiani. Tutti vestiti uguali, con le stesse scarpe, gli stessi jeans. Qui vedi la bionda cheerleader vestita di rosa, il rapper, il nerd, quello alternativo, il palestrato, il rasta, il militare. La San Diego State University un’università di 44.000 studenti. C’è chiunque. Anche la nonnina che ha deciso di tornare a studiare nella mia classe di spagnolo. (E suo marito sarà stato probabilmente l’ottantenne sullo step accanto al mio!) Ma soprattutto qui tutti vengono da un Paese diverso. Se non loro, i loro genitori. Nella mia classe di Entrepreneurship ci saranno almeno 15 nazionalità. Qui è pieno di confraternite manco una puntata di Greek. Di tatuatori e nails spa. Di negozi di Vicrotia’s secret. Di fast food drive thru. La benzina costa un euro, il che spiega le macchine che circolano. Se hai fame l’unica cosa che ti salva è un hamburger. O gli spaghetti wok. Tutti sono rilassati. Molto più rilassati che in Italia. I professori sono alla mano. La mia si fa chiamare prof. Z. La mia prima lezione di business plan è iniziata con la testimonianza di un tipo in polo, jeans e cappellino da golf che quando ha esordito con “quando ho guadagnato il mio primo milione” ho capito che non era un cretino qualsiasi ma un imprenditore multimilionario che ha fatto soldi con una o più dot.com della Silicon Valley e che è entrato in aula dicendo “alzatevi e chiudete gli occhi!”. Cosi ho capito. Qui il libro da 2000 pagine non serve! Forse il sogno americano non è solo una favola che raccontano agli europei.

lunedì 28 gennaio 2013

"In Cima a Parigi" di Edoardo Massimo Del Mastro

I Francesi, d'inverno, hanno il naso rosso dal freddo. Ecco come distinguerli. Il freddo, il vento e la pioggiarellina fina ed insidiosa, sono quei compagni di viaggio che ti accompagnano ogni volta che arrivi in Francia.
Vi dirò di piu; un giorno di sole, a Parigi, non ti fa godere la città nello stesso modo in cui te la goderesti con la pioggia, la corsa da un riparo all'altro che comunque non ti tiene bloccato in casa, in hotel.
Perché? Perché la Francia è cosi, è bella uggiosa.

Anche a Montmartre oggi si respirava un aria decisamente di festa, sarà stato il sole e la totale mancanza di nuvole. Un tizio con chitarra e amplificatore intrattiene tutta la piazza intonando canzoni internazionali.

Continuo a fotografare la gente che mi circonda. Questo nuovo lavoro mi piace davvero, e spero di stare solo all'inizio.
Vengo distratto nuovamente dal cantante di strada. Un ragazzo di colore ha preso in mano il suo microfono e insieme cantano a squarciagola "No woman no cry" di Bob Marley.
C'é ancora piu allegria in questo momento, rido anch'io.
Adoro anche questo di Montmartre e di quello che lo circonda.
Si respira arte in ogni angolo, di qualsiasi tipo.
Persino gli insistenti caricaturisti per strada ci stanno bene.
Dovrebbero farla piu lunga la Funicolare e saltare direttamente l'odiosa Pigalle.

Oggi ero contento, mi sono fatto fare anche un bracciale della "fortuna" da un simpatico africano di nome "Giallo", o almeno cosi diceva che era la sua traduzione in italiano del proprio nome.
Mentre intreccia fili colorati, continua a ripetere la frase "Hakuna Matata". Impossibile perderselo.
Mentre finisce di fare il suo lavoro mi racconta che è andato via dall'Africa perché i suoi genitori non volevano che finisse in miseria nel suo paese d'origine ma che tentasse la fortuna altrove.
si trasferì a Parigi dopo una piccola permanenza a Barcellona. Non so quanto era vera la sua storia, ma i suoi occhi erano tristi e quei 3€ se li è meritati. Forse era solo un trucco, ma io preferisco pensare il contrario.

Torno al mio lavoro, troppe distrazioni oggi e mi mancano piu di 300 foto per la consegna.
Maledizione.
Cambiamo zona, qui ci si riposa, non si lavora.

Metro. George V, Champs Elyseess. E qui, via a fare foto a go-go.

"Trocadéro, grazie." di Edoardo Massimo Del Mastro

La stanchezza del giorno prima si fa sentire. La svegli alle 4 di mattina, l'aereo, l'autobus, la pioggia, la seratanallo stadio.
Ma non posso privarmi di questo appuntamento speciale.
Sveglia alle 6:30, doccia, colazione abbondante, sistemo accorutamente il mio unico bagaglio. Mi guardo intorno nella stanza d'hotel sperando di non lasciare nulla.
Pago il conto, penso che 14€ per una colazione in hotel composta da qualche cornetto, pane, marmellate varie, qualche prodotto che penso stia sopra quel mobile da mesi, siano decisamente troppi. E non parliamo di "Caffè" perché ci sarebbe da ridere.
Il tizio nella hole dell'hotel mi saluta con un grande sorriso, mi chiede se necessito di un taxi. Gli rispondo di no, prendo la metro.

La bellezza di Parigi raggiunge il suo picco massimo quando si guarda l'alba da Trocadéro. Qui sembra che tutto gli è dovuto. Non voglio esagerare ma penso sia uno dei spettacoli piu belli che abbia mai visto in vita mia.
In questo momento siamo solo io e un altro ragazzo. Un altro fotografo.
Lo vedo sistemare con cura il cavalletto, ci muoviamo quasi in simbiosi.
Piazziamo la fotocamera verso lo stesso punto, alziamo le gambe del cavalletto alla stessa altezza. Sembra quasi che uno dei due stiamo copiando l'altro.

Il sole si nasconde timido dietro le (stranamente poche) nuvole parigine.
Nella penombra, con le nuvole che filtrano i raggi del sole, scatto probabilmente una delle foto più belle che io abbia partorito.
Non è piu una, sono due, tre. Escono fuori una decina di capolavori.
E per dirmelo da solo, vuol dire che ne sono estremamente convinto.
Chissà se anche il ragazzo vicino a me abbia scattato le stesse foto, e chissà se è eccitato come me nel vederle successivamente su uno schermo piu grande.
Si, eccitamento.
Perché e questo quello che si prova dentro quando si scattano delle foto, quando hai passione, quando ad ogni scatto dedichi tempo e concentrazione.

Il ragazzo si è allontanato, e con l'arrivo di un grande gruppo di turisti giapponesi, vado via anch'io. Cerco di stare il piu possibile lontano da loro quando scatto fotografie. Non è razzismo.
Li vedo solo come un barattolo di colore marrone che cade sopra una tela di Caravaggio. La loro è una gara a chi scatta piu foto, e chi si fa la foto con il monumento alle spalle con la faccia piu idiota.
Sistemo accorutamente le mie cose, il cavalletto, lego di nuovo la macchina fotografica intorno al mio collo.
Metropolitana, prossima fermata, prossimo scatto.

Grazie Trocadéro.

domenica 27 gennaio 2013

"Anziana Signora" di Edoardo Massimo Del Mastro

Le ansie che precedono un volo sono sempre le stesse: ho messo tutto nella borsa? Peserà troppo il mio bagaglio? Se arrivo troppo tardi e mi chiudono il gate d'imbarco in faccia?
Forse perché mi sono già scottato con queste fiamme.
Procede tutto per il verso giusto, cominci a sentire la mancanza delle persone a te care.
In questo momento sento terribilmente la mancanza di mio figlio, vorrei abbracciarlo forte. "Sono solo due giorni". Continuo a ripetermelo nella mente; "Domani sera sarai di nuovo su questo aereo per tornare a casa".
Dovevo fare questo viaggio, dovevo vivere anche quest'esperienza.
Dovevo dare modo alla mia vita, a me stesso, di non rinunciare ai miei sogni, di seguire quel bagliore ancora distante da me che però continua a brillare. Io lo vedo e fa una luce accecante. Non voglio rinunciare al mio sogno, al lavoro che potrebbe segnare una svolta nella mia vita. Anche se tutto questo mi porterà a rinunciare a molte cose, voglio credere ad un futuro migliore. "Il primo passo per realizzare un sogno e crederci. Il secondo è continuare a crederci finché non lo vedrai realizzato".
L'aereo svolta leggermente a destra. Il panorama è fantastico come sempre, anzi in questo periodo lo è di piu. Paesaggi innevati, il tramonto che viene fuori timido, con i suoi caldi colori. Una coppia francese al mio fianco dorme paciosamente. Lei si è addormentata con un libro turistico di Roma in mano, lui continua a respirare in modo decisamente fastidioso, tirando sul col naso un raffreddore coltivato nella mia città.
Mi piace osservare le persone che mi circondano in aereo. Mi chiedo perché sono in viaggio, se per lavoro, per piacere, per andare a trovare un amico, un parente...
Un anziana signora ha colpito la mia attenzione in particolare. Non parla italiano e tiene stretto in mano da quando l'ho vista, nella coda per il check-in, il suo foglio d'imbarco e la patente. Avrà intorno ai 65, forse 70 anni. Si guarda intorno come un bambino, come se fosse la prima volta che viaggia in aereo. La sua incolumità mi trasmette molta tenerezza, ha lo sguardo triste, non voglio pensare a quale sia il motivo del suo viaggio perché mi verrebbero in mente solo cose negative. Voglio invece pensare che sta andando a trovare suo figlio, trasferitosi da anni nella capitale francese, che magari ha avuto una bellissima bambina dall'amore della sua vita incontrata per caso in una caffetteria di Montmatre. Ecco, così va decisamente meglio.
La mia concentrazione viene interrotta dall'avviso dalla cabina di mettere la cintura di sicurezza. Stiamo per atterrare all'aeroporto di Parigi-Beauvais.

Buon viaggio anziana e tenera Signora.

venerdì 25 gennaio 2013

"LOND-ON" di Arianna Bureca


Spegni la noia, abbandona gli agganci, lascia in disparte il pessimismo, chiudi nel cassetto la timidezza.
Accendi il cervello, prendi in mano la tua vita, crea legami, abbraccia il nuovo e fa in modo che la speranza muoia per ultima.
Londra e’ cosi. Non dorme. Non si riposa. Ma soprattutto, ti da la possibilita di essere chi vuoi quando vuoi.
No matter where you live, no mattere what you wear, no matter who you are. Presentati come nuovo. Sempre.

Camicia Bianca cucita ieri sera, giacca beige, stivali bassi abbinati.
Saro’ adeguata al colloquio? Boh, non so. Andiamo.
Indosso il mio sorriso migliore e esco.
Fa freddo, come sempre.
Entro in bus e inizio a rivedere le possibili risposte alle possibili domande. Tutto un gioco di possibilita’. Da cogliere al volo.
Entro in ufficio. Cavolo, potrebbe essere l’ufficio dove lavorero’ in futuro. Piante curate, ragazzi in giacca e cravatta, odore piacevole.
Tengo il tempo della musica in sottofondo e salgo al terzo piano.
Reception. Hi, I’m Arianna, I have an interview with..
Ok.
Ci siamo.
Ancora una volta.
Sorrido, serena, entro.
E’ incredibile la capacita che ha l’uomo di dare il meglio di se’ nelle situazioni che lo richiedono. Come e’ incredibile la capacita che Londra ha di farti sentire capace di poter arrivare ovunque. Voglia di re-inventarsi.
Bene.
Rimarranno 8 su 50 di noi. Lo sapro oggi alle 4. In caso di risposta positiva, lunedi ci sara la seconda prova in cui rimarranno solo 5. Cinque ragazzi fortunati.
O forse no.
Cinque ragazzi validi, intelligenti, che sono disposti a mettere in gioco tutto pur di inseguire un sogno. In linea teorica gia’ mi sento tra loro. In linea teorica.
Esco, mi copro, corro a pranzo con un amico.

15.59. Inizio a prendere il telefono in mano.
Vi ricordate quel ragazzo che vi piaceva tanto? Ricordate come aspettavate che vi chiamasse guardando continuamente il telefono? Bene. Ora moltiplicatelo per 10. L’attesa e’ snervante. I minuti sono ore. Ogni battito della lancetta e’ un battito del cuore.
Continuo a girare per negozi.

16.30 e 10% di batteria. Odio il mio essere ottimista. Odio essere convinta del fatto che mi chiameranno, del fatto che a breve questo telefono squillera’. Londra mia, perche mi riempi di ottimismo, perche mi riempi di speranze, mi fai sentire forte e poi mi butti giu? Beh, forse anche questo e’ necessario. Prendere le porte in faccia. La prossima volta andra’ meglio Arianna. Ripetilo, ripetiti che andra’ meglio.

16.45. Ring ring.
Vi ricordate quell messaggio che rompeva l’attesa della chiamata? Vi ricordate quella vostra amica che vi scriveva per sapere se il vostro lui vi aveva chiamato? Bene. In questo caso a rompere il ghiaccio e l’attesa e’ stata una signorina addetta ai sondaggi. Una signorina che credo ricordero e malediro’ per il resto dell’anno.

17.11. 5% di batteria.
Le speranze si stanno spegnendo, per ultime insieme al mio telefono. Decido in questi ultimi 15 minuti di batteria di sentire la musica mentre mi provo un paio di scarpe decisamente belle. Noi donne siamo fatte cosi, per alleviare un dolore ci affidiamo allo shopping. Funziona sempre.
Tacco nero, largo, camoscio. Belle, sono mie. Vado a pagare e esco dal negozio canticchiando ‘The drugs don’t work’.
Le droghe non funzioneranno pure, ma il mio telefono ancora si.
Squilla.
Sono loro.
Congratulations, see you on Monday.
Non ci credo.
Rimango immobile, in mezzo alla strada, sorrido.
Si spegne il telefono, si spegne la musica, ma le mie speranze quelle no. Erano rimaste accese, ON. E sono state premiate.
Incredula. Londra, non ti smentisci mai.
Sei una grande maestra di vita.
Mi hai insegnato che questo e’ il momento di Prendere, e Pretendere. Se non dagli altri almeno da se’ stessi.
Mi hai insegnato ad essere impegnata e non impegnativa. Articolata e non complicata. Incasinata e non impacciata.
Mi hai insegnato che bisogna credere in se stessi per andare Avanti, che bisogna lottare per ci’o che si vuole, che bisogna mettersi in gioco per riuscire.
Mi hai insegnato che noi siamo molto piu precari dei nostri contratti di lavoro.
Sei cosi.
Sei capace di regalare sogni a chi ti vive, affinche’ non ne rimanga mai a corto. Sei capace di formare caratteri. E come dice Eraclito il carattere di un uomo e’ il suo destino.
Io credo in te.
E tu mi dai modo di credere fermamente in me oltre che nell'efficacia terapeutica degli amici, del sesso, del mare, del vento, del sole, dello shopping. Ah, per chi si chiedesse che fine avessero fatto le scarpe della delusione, le sto indossando ora. Per andare a festeggiare.

Yes you can,
Yes we can,
Yes week-end,

Come-ON.

(ndr- Testo di Arianna Bureca, visitate anche il suo blog: http://ariannabureca.blogspot.co.uk/)

mercoledì 23 gennaio 2013

"Tube Love" di Arianna Bureca


Le cose si rompono in continuazione. Bicchieri, piatti, unghie, promesse, cuori, coglioni. Questa volta si e’ rotta la metro. Per fortuna.Sguardi fugaci, veloci, vite che si incontrano e si scontrano in un battito di ciglia. In un battito di cuore. Tra una metro e l’altra, un binario e quello successivo, un posto a sedere a quello a fianco. Quante volte guardando il ragazzo o la ragazza davanti a te l’hai trovato attraente in maniera imbarazzante. Quante volte hai cercato lo sguardo del tuo vicino in bus, in aereo, in treno. Quante volte hai incrociato sguardi belli, tristi, coinvolgenti, pieni di vita o semplicemente stanchi. Quante volte avresti voluto trascinare quello sguardo fino a casa, perderlo di vista mentre gli occhi si chiudevano abbracciati dalle palpebre, per poi rivederlo sotto un’ottica tutta diversa, sotto un’altra luce. Magari quella della mattina dopo.Questa volta ho deciso di sostenerlo, quello sguardo. Non ho lasciato che le cose perdessero di colore in balia della velocita’ della vita londinese. Perche’ nulla avviene totalmente per caso, o almeno credo. Quindi quando ho visto un bel ragazzo, dagli occhi marroni, che si avviava verso la terza carrozza del treno, ho deciso di seguirlo. I nostri sguardi si sono incrociati, non ho girato la testa, neanche una volta. Mi sono detta: vediamo che succede se per una volta tengo il gioco, vediamo che succede se per oggi lascio fare al caso. E’ successo che ho un numero in piu’ sulla rubrica del telefono e un appuntamento in settimana a cena.Ma non con lui. Le cose non vanno mai come ti aspetti, ed e’ incredibile come sia romanticamente imprevedibile la vita. Quando sono entrata nella carrozza del ragazzo, ho visto che non c’erano posti a sedere e quindi mi sono spostata in quella precedente. Sicura di aver perso la mia possibilita' di rimorchio della giornata, mi metto a leggere un fascicolo di lavoro. Eppure, c’era qualcosa che mi distraeva. Sentivo gli occhi puntati, ma non capivo da dove venisse lo sguardo che cercavo. Poi alzo lo testa, e tra la gente c’era una donna incinta che mi guardava. Le ho ceduto il posto. E ho continuato a leggere serenamente in piedi il mio fascicolo.Ma nulla, c’era ancora qualcosa che mi distraeva. La metro era piena, e non riuscivo a capire da chi mi sentissi osservata. Finche’ abbassando lo sguardo sul fascicolo lo vedo. E’ lui. Un ragazzo biondo, con il North Face nero e i jeans chiari. Mi guardava e sorrideva. Ed e’ stato in quel momento, quando ormai non pensavo più all’incrocio di sguardi da film, che si e’ alzato il signore seduto vicino a lui e il ragazzo ha fatto segno di sedermi al suo posto. 
Non c’e’ bisogno di raccontare il resto. Le cose hanno un proprio corso che non si puo’ governare. Ma non smettero’ mai di raccontare quanto sia bello continuare a stupirsi di se’, della vita, del caso. Ammesso che questo esista.In fin dei conti, quindi, oltre ad essersi rotta la metro che mi ha permesso di prendere il treno successivo, quest’oggi si e’ rotta anche un’altra cosa. La mia attesa. 


(ndr - Testo di Arianna Bureca dalla sua Rubrica Londinese)

lunedì 21 gennaio 2013

"PortugaI-Love-You-Twice." di Lea Joan Bass


La decisione di andare a surfare le onde portoghesi nacque per disperazione. Era in progetto un Bali, in Indonesia.
SOLD OUT. Ad oggi mi sento di dire “Overbooking sempre sia lodato”!
Mia mamma mi ha sempre detto “Niente viene per niente”, e così è stato. 

Avendo prenotato il tutto in fretta e furia decidemmo di appoggiarci ad un surfcamp presso una tra le prime 5 riserve naturali al mondo per il surf: Praia de Ribeira D’Ilhas, a pochi passi da Ericeira.

Il surfcamp di Ribeira era fantastico, aveva tutto, tanti bungalow, tende, amache, ristorante, bar, negozio, e uno spazio verde gigante dove ospitava ogni notte concerti e feste, credetemi una meraviglia.
Tornai a casa malvolentieri, ero stata veramente bene, avevo surfato onde tonde e lunghe, ma il freddo in acqua e fuori era qualcosa di incredibilmente inaspettato.

Decisi di ritornare, e questa volta fu quella definitiva, al punto di spingermi a cercare una casa e a pensare seriamente se salire sull’aereo di ritorno.

Dieci ore prima del mio volo, scoprii che il camp di Ribeira era stato demolito. Il panico, credetemi il panico e la morte nel cuore!
Chiamai telefonicamente Tiago, il quale mi disse di non preoccuparmi e che mi avrebbe spiegato appena arrivati ad Ericeira.

“You have to pay if you destroy”. Lessi questo scritto su un muro adiacente al camp. Ingiusto, ciò che avevano fatto era ingiusto. Non sto a spiegarvi, ma sappiate che il lavoro di anni che ha fruttato molto a tutti, proprietari, gestori e ospiti è andato in fumo per colpa di alcune leggi fatte proprio a ca**o! Il dispiacere e la rabbia non è descrivibile.

Alloggiammo all’Ericeira Hostel, una surfhouse veramente fantastica! Ho passato li veramente con gioia quei giorni. Ci trovavamo nel pieno centro di Ericeira, a pochi passi da locali e ristoranti. Nella sfortuna e nell’ingiustizia che ha toccato il surfcamp di Ribeira D’Ilhas ci siamo ritrovati in un posto favoloso, e siamo stati accolti con lo spirito che contraddistingue quella gente, mi sentivo a casa.

Il colpo di fulmine avvenne il terzo giorno. Una vera e propria magia.

Ero in acqua, marea bassa, oceano ritirato di oltre 200 metri, una camminata sulle lastre di roccia che qualche ora prima caratterizzavano il fondale e via, pancia sulla tavola e una remata senza affanno su un’acqua calma al punto da sembrare olio.
Mi chiedevo se qualche onda sarebbe arrivata. Si lasciano desiderare, ma quando arrivano sono impeccabili.
Attendere le onde è la parte più bella per quella che è la mia concezione del surf.
Silenzio, quasi assordante come quello delle montagne, leggero rumore dell’acqua che sbatte sulla tavola, una leggera brezza, un oceano calmo tutto intorno, con un sole rosso che si accingeva a calarsi in acqua, uno schermo tridimensionale che racchiudeva il film più bello mai visto.
Spensieratezza, libertà, mi sentivo pulita da ogni dispiacere che contaminava la mia mente. Mi girai per guardare la spiaggia, e senza vergogna ammetto di aver avuto le lacrime agli occhi da un’emozione fortissima che mi suscitò quel panorama così suggestivo. Tutta la montagna che colava a picco sul mare era illuminata dalla luce arancione del sole, che faceva scintillare lo strato di alghe verde smeraldo del fondale scoperto grazie alla marea. La sabbia giallo ocra, un mare liscissimo in cui potevo specchiarmi e lei, che avanzava alle mie spalle, un’onda così liscia che sembrava essere di velluto, che mi ha accompagnato con dolcezza fino alla riva, facendomi salire e scendere sulla sua parete, accarezzarne la cresta e farmi sentirmi la persona più felice al mondo.

Quando penso a questo viaggio mi vengono in mente 5 aggettivi: amore, amicizia, passione, coraggio e umiltà
Amore, nei confronti di una persona che non dimenticherò mai.
Amicizia, un legame profondo con molte persone, tra cui una ragazza turca con la quale stiamo programmando un viaggio in Marocco a caccia di onde, naturalmente.
Passione, quella che ha fatto si che il surf fosse la mia filosofia di vita.
Coraggio e umiltà, quelli che devi sempre dimostrare quando sei a cospetto della natura in una delle sue forme più meravigliose. Pochi mesi prima avevo perso una persona molto importante a causa della sua sfida incosciente lanciata all’oceano, e ammetto che la voglia di entrare in acqua con una tavola da surf mi spaventava molto. Il coraggio e l’umiltà vanno a braccetto in questo sport, devi prendere consapevolezza dell’incredibile potere della natura, puoi giocarci, ma rispettandola e non sfidandola mai.
Questa è l’essenza del surf.


(ndr - Scritto dalla nostra Surfista Lea Joan Bass, visitate il suo blog: http://leajoanbass.tumblr.com )

domenica 20 gennaio 2013

"Comincia tutto da Qui" di Arianna Bureca

Sole, Freddo, Tacchi.

Scendo dall'autobus, ho i piedi congelati, inizio a camminare veloce alla ricerca dell'ufficio dove ho il primo colloquio dell'anno nuovo.Questo 2013 promette bene, almeno per ora.Tamigi alla mia sinistra, proseguo dritta.Ipod, cuffiette, 'I follow rivers'.Effettivamente si, sto seguendo il fiume. Cosi come  ho seguito la corrente degli eventi che mi ha portato fino a qui.Mantengo il passo, sorrido, cerco di proseguire dal lato del marciapiede con il sole. Ma non cambia nulla. Secondo me il sole di Londra non funziona. Bisognerebbe darlo indietro, ma so per certo che la garanzia per alcune cose non funziona. Come per i ricordi, le esperienze, la Ryanair e le cose che compri dai cinesi.Tiro su la sciarpa, non fa nulla se chi mi circonda non vede che sto sorridendo. Io lo so.Proseguo dritta a tempo di musica. La mia mente in quel momento era piu preoccupata di una eventuale ibernazione che del colloquio. Numero 110, 108, 106..continuo a camminare.'Chissa' come sara' l'ufficio, il capo, chissa chi mi aprira la porta' mi chiedevo. E poi senza neanche accorgermente eccolo li: il numero 5. Il mio possibile futuro. Il mio scalino in più.Non esitai un secondo. Quello scalino in piu lo feci e mi ritrovai in una Hall di divani in pelle marrone.'Miss Bureca, Mr. Coke is waiting for you'.Wow. Certe cose succedono solo nei film. Mi sono sentita per un attimo la protagonista del Diavolo Veste Prada o qualcosa di simile. Vale la pena vivere all'estero anche solo per provare quella sensazione di completa realizzazione. Completa realizzazione attuata dopo che il posto di lavoro che volevi lo vedi davanti a te, a portata non solo di immaginazione ma anche di mano. Completa realizzazione che avviene quando quel posto ti viene offerto, e tu senti tutta la soddisfazione del mondo nell'avere la possibilita' di accettare o rifiutare.Non diro qui quale e' stata la mia scelta.Posso pero' dire che ho sceso il gradino di quel palazzo del futuro con un sorriso piu' grande di quello che avevo mostrato all'entrata.Sole, Freddo, Tacchi.Ma il freddo non lo sento piu.I tacchi si, su quelli non c'e' speranza.Ricomincio a costeggiare il fiume, mi lascio trasportare di nuovo. E con me anche i miei pensieri, le mie speranze, i miei sogni. Lascio che mi portino altrove, non importa dove. Immagino il futuro.Chissa dove mi portera' questa corrente.Decido di fermarmi un attimo, nonostante in Inghilterra credo non sia legale farlo. Ma tanto in questa citta' nessuno se ne accorgera'.Panchina, Caffe bollente tra le mani, Sole, riflesso del fiume.Mi chiedo come sia arrivata fin qui.Mi chiedo dove arrivero'.A volte e' bello lasciare la vita con i puntini di sospensione.Prendo il telefono, rubrica, chiama. Mi ritrovo a dare ragione a un vecchio amico che mi disse 'la felicita' e' tale solo se condivisa'. Non importa su quale lungomare del mondo tu ti possa trovare, certe persone le porti sempre con te. E saranno in grando di immaginare scene che non hanno vissuto, sorrisi che non hanno visto, speranze che non hanno condiviso.Mi alzo, metto i guanti e mi avvio verso casa. Perche alla fine, qualsiasi siano i tuoi punti di partenza e di arrivo, tutto comincia sempre da li.

"Fuori" di Simone Perotti

Eccoci con il secondo appuntamento con la rubrica di Simone Perotti, presa dal suo fantastico sito internet http://www.simoneperotti.com/


In mare era brutto, questi quattro giorni. Ultima uscita dell’anno, forse, con i Nomadi a Vela, il gruppo con cui organizzo le mie navigazioni. Era brutto, certo… Ma un giorno intero siamo riusciti a navigare: venti-trenta nodi, la barca che correva nel sole e nei colori del Golfo. Che meraviglia. Il resto del tempo abbiamo chiacchierato, mangiato pesce delizioso, fatto festa, dormito. Da soli. A parte un paio di barche qua e là, non c’era nessuno….
Tornando verso casa pensavo che questi giorni somigliano molto alle nostre vite, a quello che facciamo, a come lo facciamo. Piove, forse… c’è vento forte, forse… molte cose potrebbero consigliare di non fare, di desistere, di lasciar perdere… Forse. Oppure no. Oppure che piova o no, che le raffiche siano troppo forti o no, che sulla barca (piccola) ci stiamo in tanti, che non si possa neppure aprire un osteriggio perché diluvia… ecco, tutto questo non è né negativo né positivo, non è in grado di motivare o di dissuadere. Cosa accade a un gruppo di persone che va per mare col brutto tempo?
Accade che per lunghe ore del giorno quasi non ricordano che il tempo è brutto. Accade che preparano cene meravigliose, insieme. Accade che appena c’è uno spiraglio nella meteo, subito schizzano fuori dal porto, perché sono già lì, e allora fanno splendida vela, quasi scuffiano dalla felicità. Accade, soprattutto, che del brutto se ne fregano, perché se la nostra vita fosse decisa da fuori, saremmo spacciati.
Ho pensato che per questa settimana potremmo fare un esercizio: potremmo provare a immaginare che il “fuori” non esista. Che quel fuori è il teatro dove deve agire il nostro “dentro”. Per modificarlo, quel fuori, piegarlo, plasmarlo, forgiarlo, indirizzarlo. Per dirgli che non passerà, che non c’è solo lui, che tra noi e lui, lui è quello che conta di meno. Per non farci contagiare. Non è una grande epoca, vista da “fuori”. Forse da “dentro” è migliore. Buona settimana a tutti.
(ndr - testo di Simone Perotti, sito: http://www.simoneperotti.com/ )

sabato 19 gennaio 2013

"l'Appunto" di Simone Perotti

Oggi per la Nostra Rubrica abbiamo un ospite d'eccezione: Simone Perotti.
Per chi non lo conoscesse, vi invito a leggere qualcosa di lui su Wikipedia (ne vale veramente la pena): http://it.wikipedia.org/wiki/Simone_Perotti
Per oggi, prendiamo dall'Archivio del suo sito\blog un articolo di Ottobre 2012.


"Prima serata fredda. Sono a casa da due giorni, dopo tanto. Camino acceso. Per me inizia così l’inverno. Quando finirà lo capirò perché non lo sentirò più crepitare. Per qualche giorno soffrirò di solitudine. Appunto: è grave quando ci si fa compagnia con un fuoco?
Tante cose rimaste indietro, tante cose da fare. L’orto è l’unica a posto. Ho cipolle, aglio, finocchi, cavolo nero, insalata (splendida), ancora pomodori, gli ultimi, e poi il fragoleto, spezie di ogni tipo. Le olive vanno in salamoia domani. Poco di tutto, ma per provare. So come sono fatto: su certe cose mi servono anni per imparare. Imparare è una cosa che mi dà un mucchio di soddisfazioni. Appunto: perché mi piace imparare.
Il nuovo libro è in fase di editing. Una fase delicata, non sempre facile. Tempo ce n’è, ma non bisogna sprecarne. Ogni volta che ricevo un pezzo dall’editor inizio subito a lavorare. La mattina presto, ancora buio. La mattina sa di vita. Thoreau, in Walden, scriveva: “Ho infinita speranza nell’alba” e poi “L’arte più degna è influire sulla qualità del giorno”. Io ho più la sensazione che il mattino influisca sulla mia. Tutte le cose migliori le ho pensate prima del sorgere del sole. Appunto: perché la mattina penso e sento di più.
Sto girando intorno a dei progetti che hanno a che fare con il bosco. Il recupero, innanzitutto. La costruzione del sentiero per arrivare al torrente, che in questi giorni urla tumultuoso. Poi tettoie, almeno due. Un sentiero di legno per poter camminare scalzo sotto gli alberi. Negli spazi recuperati alla macchia incolta devo mettere delle istallazioni, sculture, cose che pendono dall’alto o sorgono tra la roccia e i tronchi. Questo bosco deve resuscitare, e poi vivere. Appunto: perché vorrei fare tutto. Da capire bene.
Devo smettere di rispondere alle email, ai messaggi. Non posso più farlo. Mi toglie tanto tempo, e poi ci resto male quando qualcuno mi dice sempre le solite cose. Ne ha diritto, sono io che non capisco. La comunicazione, lo so da tempo, va regolata. Non si può esserci sempre, non si può leggere tutto. Tra libri, pagine di siti e giornali, tra  messaggi, post e email credo di leggere migliaia di pagine al giorno. Bisogna prendere la decisione. Non è priva di sofferenza. Qui, nel silenzio, sembra possibile. Appunto: che ruolo ha la comunicazione, perché mi sta così a cuore.
E poi c’è il resto: il documento sulla politica, che ho in mente; il giro del Mediterraneo in cinque anni; il progetto del barcone; il romanzo su Dragut, che ormai è alle porte; il viaggio che voglio fare… In questi giorni alcune logiche del lavoro mi sono tornate addosso. Che brutto scoprirmi ancora in grado di difendermi. Avrei preferito soccombere, anche se un poco l’ho fatto. In altri tempi non avrei ceduto un millimetro, fino alle estreme conseguenze. Invece ho lasciato, ma solo dopo una reazione. E’ dura togliersi di dosso il pelo. Occuparsi del vizio è stato più semplice. Appunto: fare più attenzione, in futuro.
Ho parlato con qualche amico che lavora, gente della vita di prima, ex colleghi. Li ho trovati stanchi, affranti, preoccupati, senza vita. Le cose, a quel che mi dicono loro, stanno peggiorando nelle aziende. Mi chiedo quanto resisteranno, cosa sarà di loro. Le cose cambiano velocemente, stanno correndo verso l’ultimo nodo. Appunto: occuparmi di loro, di tanto in tanto.
Domani però non farò niente di tutto ciò. Domani dipingo un’asse sotto al lavabo, col bianco da barche. Mi voglio sedere per terra, con un po’ di musica, e lavorare lentamente. Poi voglio fare una crostata, in quella di stasera non ho messo il burro, ed è venuta dura. E basta. In tutto il giorno solo queste due cose. Per domani, nessun appunto."
(ndr - Scritto da Simone Perotti  http://www.simoneperotti.com/ ) 

lunedì 14 gennaio 2013

Viaggi nel Viaggio


Adoro Moorgate all’ ora di pranzo. Giovani lavoratori dai trench puliti, camicie stirate, scarpe lucide. Ragazze con tacchi, giacche aperte, Panini di Tesco, Caffe in mano. Donne in carriera, belle, con i capelli sempre ordinati e le ballerine anche in pieno inverno. Moorgate e’ un po lo specchio della vera Londra: la citta dei ragazzi in giacca e cravatta che alle 7 vanno a prendersi la birra. La città delle sciarpe, dei guanti touch screen, della Apple, della Barclays. La città degli sguardi sfuggenti. La città dove le coppie hanno vita breve, i legami sono fugaci, le parole veloci. 
Sull’Ipod parte la traccia “New York, New York” e io, persa tra le fredde vie di Londra, ricordo il viaggio nella grande mela con quello che al tempo era l’amore della mia vita. Manhattan, Central Park, 5th Avenue, Rockfeller Center, il sole che risplendeva sul ponte di Brooklyn. Noto la somiglianza di molti palazzi, taxi, accenti. 
Ma poi comincia a piovere, apro l’ombrello e cambio canzone. 
Il tempo vola, si cresce, si diventa adulti. Gli studi finiscono, inizia la lotta nel mondo del lavoro. Inizia la vita quella fatta di decisioni in cui ogni scelta e’ una rinuncia. E tu sei li, con il tuo piede che in misura non è cresciuto, a cercare di mantenere il ritmo facendo passi più lunghi della gamba, più lunghi di te. Ogni passo accorcia la strada verso la meta. Viene spontaneo quindi chiedersi.. qual’e’ la mia meta? 
Il mio cervello ferma un attimo, ma riparte poi più veloce di prima. Tutto dritto. Non mi fermò più. Lascio le risposte ai giorni che verranno. Lascio I ricordi al passato. Non fa freddo. Ho capito perché la gente non soffre il gelo. Perché va sempre di corsa. Ma ho anche capito che mi piace correre. 
Perdo i dettagli, colgo il senso. Nella lingua come nella vita.
E’ in quel momento che decido di chiudere l’ombrello, lasciando che la pioggia scacci via I pensieri. Finisco il caffe camminando sotto la pioggia e controllo l’ora. 
Bene, ho ancora un ora di pausa e tutti I capelli bagnati dal peso dei ricordi. Decido di andare dal parrucchiere. Mi sento parte di questa città. È una sensazione strana che nasce quando alla domanda "how are you dear?" inizi a rispondere "not so BAD" invece di "i'm fine and you?". È quella sensazione che nasce quando esci con la giacca aperta senza sentire freddo e che cresce quando ti ritrovi a parlare di colpi di sole senza problemi. Mi siedo su una comoda poltrona in pelle, apro il mio libro di marketing e canticchio qualsiasi canzone la radio passi mentre cerco di non dare spago ai discorsi da Novella 2000 che i parrucchieri fanno con le altre ragazze. Su questo tutto il mondo e’ paese. Ma solo su questo. Per il resto paese che vai cultura che trovi. Flashback. Alicante. In Spagna devi pagare 5euro di differenza se vuoi che ti asciughino I capelli uscendo dal parrucchiere. Il clima e’ sempre favorevole, cosi come la gente. Non ce problema ad uscire con i capelli bagnati. Qui no. Appena ti siedi ti chiedono come li vuoi asciugati. Forse e’ per questo che le donne hanno sempre I capelli ordinati. 
Pago, esco dal parrucchiere e mi lascio nuovamente risucchiare dalla citta’. La citta’ degli occhi azzurri, delle cravatte indecenti, degli accenti incomprensibili. La citta delle idee. Anzi, soprattutto delle idee. Il sistema di istruzione e improntato sulla ricerca, sull’ improvvisazione, sul design, sull’inventiva. Idee nuove per un mondo in veloce cambiamento. Anche il vaccino influenzale e' veloce. Lo si fa con 10 pound al supermercato con un attesa di qualche minuto.
E quindi di nuovo mi lascio affascinare dalle possibilita’ che la vita mi pone davanti, dai panorami di luce diversa, sperando che il momento di scegliere il mio, di posto nel mondo, arrivi il piu’ tardi possibile.

(ndr- Grazie ad Arianna Bureca)