lunedì 28 gennaio 2013

"Trocadéro, grazie." di Edoardo Massimo Del Mastro

La stanchezza del giorno prima si fa sentire. La svegli alle 4 di mattina, l'aereo, l'autobus, la pioggia, la seratanallo stadio.
Ma non posso privarmi di questo appuntamento speciale.
Sveglia alle 6:30, doccia, colazione abbondante, sistemo accorutamente il mio unico bagaglio. Mi guardo intorno nella stanza d'hotel sperando di non lasciare nulla.
Pago il conto, penso che 14€ per una colazione in hotel composta da qualche cornetto, pane, marmellate varie, qualche prodotto che penso stia sopra quel mobile da mesi, siano decisamente troppi. E non parliamo di "Caffè" perché ci sarebbe da ridere.
Il tizio nella hole dell'hotel mi saluta con un grande sorriso, mi chiede se necessito di un taxi. Gli rispondo di no, prendo la metro.

La bellezza di Parigi raggiunge il suo picco massimo quando si guarda l'alba da Trocadéro. Qui sembra che tutto gli è dovuto. Non voglio esagerare ma penso sia uno dei spettacoli piu belli che abbia mai visto in vita mia.
In questo momento siamo solo io e un altro ragazzo. Un altro fotografo.
Lo vedo sistemare con cura il cavalletto, ci muoviamo quasi in simbiosi.
Piazziamo la fotocamera verso lo stesso punto, alziamo le gambe del cavalletto alla stessa altezza. Sembra quasi che uno dei due stiamo copiando l'altro.

Il sole si nasconde timido dietro le (stranamente poche) nuvole parigine.
Nella penombra, con le nuvole che filtrano i raggi del sole, scatto probabilmente una delle foto più belle che io abbia partorito.
Non è piu una, sono due, tre. Escono fuori una decina di capolavori.
E per dirmelo da solo, vuol dire che ne sono estremamente convinto.
Chissà se anche il ragazzo vicino a me abbia scattato le stesse foto, e chissà se è eccitato come me nel vederle successivamente su uno schermo piu grande.
Si, eccitamento.
Perché e questo quello che si prova dentro quando si scattano delle foto, quando hai passione, quando ad ogni scatto dedichi tempo e concentrazione.

Il ragazzo si è allontanato, e con l'arrivo di un grande gruppo di turisti giapponesi, vado via anch'io. Cerco di stare il piu possibile lontano da loro quando scatto fotografie. Non è razzismo.
Li vedo solo come un barattolo di colore marrone che cade sopra una tela di Caravaggio. La loro è una gara a chi scatta piu foto, e chi si fa la foto con il monumento alle spalle con la faccia piu idiota.
Sistemo accorutamente le mie cose, il cavalletto, lego di nuovo la macchina fotografica intorno al mio collo.
Metropolitana, prossima fermata, prossimo scatto.

Grazie Trocadéro.

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