venerdì 25 gennaio 2013

"LOND-ON" di Arianna Bureca


Spegni la noia, abbandona gli agganci, lascia in disparte il pessimismo, chiudi nel cassetto la timidezza.
Accendi il cervello, prendi in mano la tua vita, crea legami, abbraccia il nuovo e fa in modo che la speranza muoia per ultima.
Londra e’ cosi. Non dorme. Non si riposa. Ma soprattutto, ti da la possibilita di essere chi vuoi quando vuoi.
No matter where you live, no mattere what you wear, no matter who you are. Presentati come nuovo. Sempre.

Camicia Bianca cucita ieri sera, giacca beige, stivali bassi abbinati.
Saro’ adeguata al colloquio? Boh, non so. Andiamo.
Indosso il mio sorriso migliore e esco.
Fa freddo, come sempre.
Entro in bus e inizio a rivedere le possibili risposte alle possibili domande. Tutto un gioco di possibilita’. Da cogliere al volo.
Entro in ufficio. Cavolo, potrebbe essere l’ufficio dove lavorero’ in futuro. Piante curate, ragazzi in giacca e cravatta, odore piacevole.
Tengo il tempo della musica in sottofondo e salgo al terzo piano.
Reception. Hi, I’m Arianna, I have an interview with..
Ok.
Ci siamo.
Ancora una volta.
Sorrido, serena, entro.
E’ incredibile la capacita che ha l’uomo di dare il meglio di se’ nelle situazioni che lo richiedono. Come e’ incredibile la capacita che Londra ha di farti sentire capace di poter arrivare ovunque. Voglia di re-inventarsi.
Bene.
Rimarranno 8 su 50 di noi. Lo sapro oggi alle 4. In caso di risposta positiva, lunedi ci sara la seconda prova in cui rimarranno solo 5. Cinque ragazzi fortunati.
O forse no.
Cinque ragazzi validi, intelligenti, che sono disposti a mettere in gioco tutto pur di inseguire un sogno. In linea teorica gia’ mi sento tra loro. In linea teorica.
Esco, mi copro, corro a pranzo con un amico.

15.59. Inizio a prendere il telefono in mano.
Vi ricordate quel ragazzo che vi piaceva tanto? Ricordate come aspettavate che vi chiamasse guardando continuamente il telefono? Bene. Ora moltiplicatelo per 10. L’attesa e’ snervante. I minuti sono ore. Ogni battito della lancetta e’ un battito del cuore.
Continuo a girare per negozi.

16.30 e 10% di batteria. Odio il mio essere ottimista. Odio essere convinta del fatto che mi chiameranno, del fatto che a breve questo telefono squillera’. Londra mia, perche mi riempi di ottimismo, perche mi riempi di speranze, mi fai sentire forte e poi mi butti giu? Beh, forse anche questo e’ necessario. Prendere le porte in faccia. La prossima volta andra’ meglio Arianna. Ripetilo, ripetiti che andra’ meglio.

16.45. Ring ring.
Vi ricordate quell messaggio che rompeva l’attesa della chiamata? Vi ricordate quella vostra amica che vi scriveva per sapere se il vostro lui vi aveva chiamato? Bene. In questo caso a rompere il ghiaccio e l’attesa e’ stata una signorina addetta ai sondaggi. Una signorina che credo ricordero e malediro’ per il resto dell’anno.

17.11. 5% di batteria.
Le speranze si stanno spegnendo, per ultime insieme al mio telefono. Decido in questi ultimi 15 minuti di batteria di sentire la musica mentre mi provo un paio di scarpe decisamente belle. Noi donne siamo fatte cosi, per alleviare un dolore ci affidiamo allo shopping. Funziona sempre.
Tacco nero, largo, camoscio. Belle, sono mie. Vado a pagare e esco dal negozio canticchiando ‘The drugs don’t work’.
Le droghe non funzioneranno pure, ma il mio telefono ancora si.
Squilla.
Sono loro.
Congratulations, see you on Monday.
Non ci credo.
Rimango immobile, in mezzo alla strada, sorrido.
Si spegne il telefono, si spegne la musica, ma le mie speranze quelle no. Erano rimaste accese, ON. E sono state premiate.
Incredula. Londra, non ti smentisci mai.
Sei una grande maestra di vita.
Mi hai insegnato che questo e’ il momento di Prendere, e Pretendere. Se non dagli altri almeno da se’ stessi.
Mi hai insegnato ad essere impegnata e non impegnativa. Articolata e non complicata. Incasinata e non impacciata.
Mi hai insegnato che bisogna credere in se stessi per andare Avanti, che bisogna lottare per ci’o che si vuole, che bisogna mettersi in gioco per riuscire.
Mi hai insegnato che noi siamo molto piu precari dei nostri contratti di lavoro.
Sei cosi.
Sei capace di regalare sogni a chi ti vive, affinche’ non ne rimanga mai a corto. Sei capace di formare caratteri. E come dice Eraclito il carattere di un uomo e’ il suo destino.
Io credo in te.
E tu mi dai modo di credere fermamente in me oltre che nell'efficacia terapeutica degli amici, del sesso, del mare, del vento, del sole, dello shopping. Ah, per chi si chiedesse che fine avessero fatto le scarpe della delusione, le sto indossando ora. Per andare a festeggiare.

Yes you can,
Yes we can,
Yes week-end,

Come-ON.

(ndr- Testo di Arianna Bureca, visitate anche il suo blog: http://ariannabureca.blogspot.co.uk/)

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