mercoledì 23 gennaio 2013

"Tube Love" di Arianna Bureca


Le cose si rompono in continuazione. Bicchieri, piatti, unghie, promesse, cuori, coglioni. Questa volta si e’ rotta la metro. Per fortuna.Sguardi fugaci, veloci, vite che si incontrano e si scontrano in un battito di ciglia. In un battito di cuore. Tra una metro e l’altra, un binario e quello successivo, un posto a sedere a quello a fianco. Quante volte guardando il ragazzo o la ragazza davanti a te l’hai trovato attraente in maniera imbarazzante. Quante volte hai cercato lo sguardo del tuo vicino in bus, in aereo, in treno. Quante volte hai incrociato sguardi belli, tristi, coinvolgenti, pieni di vita o semplicemente stanchi. Quante volte avresti voluto trascinare quello sguardo fino a casa, perderlo di vista mentre gli occhi si chiudevano abbracciati dalle palpebre, per poi rivederlo sotto un’ottica tutta diversa, sotto un’altra luce. Magari quella della mattina dopo.Questa volta ho deciso di sostenerlo, quello sguardo. Non ho lasciato che le cose perdessero di colore in balia della velocita’ della vita londinese. Perche’ nulla avviene totalmente per caso, o almeno credo. Quindi quando ho visto un bel ragazzo, dagli occhi marroni, che si avviava verso la terza carrozza del treno, ho deciso di seguirlo. I nostri sguardi si sono incrociati, non ho girato la testa, neanche una volta. Mi sono detta: vediamo che succede se per una volta tengo il gioco, vediamo che succede se per oggi lascio fare al caso. E’ successo che ho un numero in piu’ sulla rubrica del telefono e un appuntamento in settimana a cena.Ma non con lui. Le cose non vanno mai come ti aspetti, ed e’ incredibile come sia romanticamente imprevedibile la vita. Quando sono entrata nella carrozza del ragazzo, ho visto che non c’erano posti a sedere e quindi mi sono spostata in quella precedente. Sicura di aver perso la mia possibilita' di rimorchio della giornata, mi metto a leggere un fascicolo di lavoro. Eppure, c’era qualcosa che mi distraeva. Sentivo gli occhi puntati, ma non capivo da dove venisse lo sguardo che cercavo. Poi alzo lo testa, e tra la gente c’era una donna incinta che mi guardava. Le ho ceduto il posto. E ho continuato a leggere serenamente in piedi il mio fascicolo.Ma nulla, c’era ancora qualcosa che mi distraeva. La metro era piena, e non riuscivo a capire da chi mi sentissi osservata. Finche’ abbassando lo sguardo sul fascicolo lo vedo. E’ lui. Un ragazzo biondo, con il North Face nero e i jeans chiari. Mi guardava e sorrideva. Ed e’ stato in quel momento, quando ormai non pensavo più all’incrocio di sguardi da film, che si e’ alzato il signore seduto vicino a lui e il ragazzo ha fatto segno di sedermi al suo posto. 
Non c’e’ bisogno di raccontare il resto. Le cose hanno un proprio corso che non si puo’ governare. Ma non smettero’ mai di raccontare quanto sia bello continuare a stupirsi di se’, della vita, del caso. Ammesso che questo esista.In fin dei conti, quindi, oltre ad essersi rotta la metro che mi ha permesso di prendere il treno successivo, quest’oggi si e’ rotta anche un’altra cosa. La mia attesa. 


(ndr - Testo di Arianna Bureca dalla sua Rubrica Londinese)

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