domenica 13 gennaio 2013

Il Ritmo della Vita


7 del mattino, l’unico suono che voglio sentire e’ quello che esce dalla macchinetta del caffè. È un rumore che diventa melodia grazie all’odore che lo accompagna.
Doccia veloce, si canticchia qualcosa di italiano in genere, il ritmo e’ lento come lenti sono i riflessi. 
Si esce poi di casa, il passo e’ veloce e le note che escono dalle cuffie fanno da cornice al paesaggio. Sono note straniere, inizialmente incomprensibili e poi sempre più familiari. Dopo mesi mi trovo a ripeterne le parole, come facessero parte del vocabolario, quello mio personale.

Si entra in metro, destinazione lavoro. Il ritmo rallenta, tornano le canzoni italiane, che mi consentono di soffermarmi sui volti di chi mi circonda dedicando ad ognuno una storia particolare e una strofa del mio canticchiare silenzioso.

Arriva poi il momento di toglierla, la musica. Ma ciò non vuol dire smettere di “musicare”. Si entra a lavoro, i ritmi sono velocissimi, scanditi da tacchi e digitazioni su tastiere dei computer. In testa continuo a canticchiare per tutto il tempo un motivetto diverso ogni giorno, ma è l’unica melodia che si sente.

Pausa pranzo, si mangia veloce qualcosa e si ricomincia con il rapido sound a volte indie a volte commerciale che mi accompagna fino al master. Il tempo non scorre ma corre tra progetti, programmazioni, computer e spiegazioni. Quasi non mi da tempo di trovare un ritmo preciso, che ritrovo invece una volta che esco, ma fuori e’ già buio. E quindi tornano le note lente, quelle un po’ nostalgiche che mi fanno compagnia nel tragitto in treno verso casa. 

Sogno, mi lascio trasportare da quelle melodie in genere spagnole o inglesi e arrivo a casa. Lascio poi la riproduzione casuale mentre cucino la cena e mi preparo a sentire le note più belle della giornata: quelle di amici e parenti su Skype. Le loro voci, piene di gioia nel sentirmi, riempiono di felicità anche me. E le mie orecchie si sentono a casa tra vocaboli familiari, e il mio cervello si riposa. 

La colonna sonora notturna e’ poi quella che mi lascia il film che vedo ogni notte sotto le coperte. È così durante la 
settimana, quasi ogni giorno. 

Se fossi poi qui un fine settimana, sarei felice di mostrarti come cambiano i ritmi del week End.

(ndr - testo di Arianna Bureca)

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