lunedì 14 gennaio 2013

Surfare alle Hawaii

Circa 36 ore di aereo per raggiungere il paradiso, quell’arcipelago ancora personalmente inesplorato. Dovevo farlo. Ne sentivo la necessità. 
Intraprendere il viaggio verso le Isole Hawaii è stato mentalmente più impegnativo del previsto. Non basta preparare una valigia, imballare tavole da surf, non pensare agli squali e ricordarsi di riportare la pelle a casa.
E’ stato proprio il surf che mi ha spinto verso l’isola di O’hau. Per chi lo pratica con l’anima sa che questo è molto più che un semplice sport. E’ uno stile di vita, è la nostra vita a contatto con ciò che di più forte ed imponente esiste al mondo: la natura.

Il 4 agosto 2011 atterrai all’aeroporto di Honolulu, capitale dell’isola di O’hau, famosa terra di surfisti per lo spot più famoso al mondo sulla Kamehameha Highway nella costa del North Shore: il Pipeline.
L’emozione era indescrivibile, pensare che di li a poco avrei cavalcato le onde hawaiane mi stringeva un nodo alla gola.
Ad attenderci un autista che dopo averci accolto con ghirlande di fiori colorati ci ha condotto a Waikiki, città a pochi chilometri da Honolulu.

Distrutti per le ore di viaggio crollammo sul letto alle 8 di sera, ma l’euforia era tanta al punto da svegliarsi senza un minimo di affaticamento per il jet lag; arrivavamo da pochi giorni trascorsi a New York City, questo forse ci ha aiutato a non sentirne troppo gli effetti.

Avrei voglia di raccontarvi dettagliatamente tutti i 15 giorni trascorsi nell’isola di O’hau, ma le esperienze vissute sono tante da scriverne per pagine e pagine e ancora pagine!

Ogni mattina mi svegliavo con un acquazzone, il quale regalava arcobaleni mozzafiato che attraversavano tutto lo specchio dell’oceano difronte al terrazzo della nostra stanza.
L’umidità era indescrivibile, ma appena spuntava il sole ogni cosa cambiava aspetto. I colori si accendevano con un contrasto incredibile, le strade e la sabbia si asciugavano in pochi minuti, e tanti piccoli puntini neri affollavano l’oceano nei vari break point.


Ricorderò per sempre la faticosa remata per arrivare al secondo reef dell’outside. Feci una fatica inenarrabile. Le onde erano piccole, non superavano sicuramente i due metri, ma avevano una potenza fuori dal comune. Prima di quel momento avevo surfato tante volte onde oceaniche, ma non ho mai sentito tanta violenza in così pochi centimetri d’acqua. Onde tonde, lunge, destre e sinistre. Ce n’erano per tutti i gusti! Il paradiso ragazzi, credetemi il paradiso! In lontananza vedevo la spiaggia, le palme meravigliose che le facevano da cornice e dei grattaceli enormi che sinceramente stridevano un po’.

Il quarto giorno visitai il centro culturale polinesiano, dove scoprii usi e costumi di tutti i popoli della Polinesia. Fantastico suonare lo strumento tipico di bamboo dell’isola di Tonga! Ho ballato la Hula, tipica danza Hawaiana. Ho imparato a fare il latte di cocco con un semplice tronco di un albero e una stoffa! Tutti quei popoli stanno veramente molto più avanti di noi, di un frullatore se ne fanno niente!


Non sono appassionata del telefilm “Lost”, forse perché non l’ho mai visto con attenzione, ma ho felicemente sottratto 12 ore al surf per esplorare quello che era il Set.
Ragazzi di plastica non c’era proprio niente! Una natura indescrivibilmente pazzesca! Foglie grandi quanto me, una foresta pluviale con odori delicati, dei fiori incredibili, delle spiagge incontaminate riserva di tartarughe giganti, la Waimea Valley, la cascata più famosa del mondo, fiori e ancora ruscelli e ancora piante e ancora odori e natura in ogni sua forma!

Il giorno del mio compleanno passato nella North Shore, famosa per il Pipeline Master che ogni inverno regala onde che arrivano tranquillamente alla decina di metri, visitare la ventosa e meravigliosa spiaggia di Kailua, fare snorkeling ad Hanauma Bay, famosa per la sua imponente barriera corallina ricca di pesci di ogni genere e colore e surfare, surfare e ancora surfare! 
Questo tipo di viaggio ti insegna che la natura è molto potente e che vincerà ogni sfida che proverai a lanciarle, ho imparato a rispettarla e a giocarci tentando di domarne le onde.
E’ stata un’esperienza che ha cambiato molto il mio stile di vita e la visione che ho del mondo.

 

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